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Ritmo&Blu Records
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Canzoni di viaggio

by Angela Kinczly

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    Disponibile dal 2 maggio 2023

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1.
Quella cosa in Lombardia Testo di Franco Fortini, musica di Fiorenzo Carpi Sia ben chiaro che non penso alla casetta due locali più servizi molte rate, pochi vizi che verrà, quando verrà Penso invece a questo nostro pomeriggio di domenica di famiglie cadenti come foglie di figlie senza voglie di voglie senza sbagli di Millecento ferme sulla via con i vetri appannati di bugie e di fiati lungo i fossati della periferia Caro, dove si andrà diciamo così, a fare all'amore? non ho detto "a passeggiare" e nemmeno a scambiarsi qualche bacio Cara, dove si andrà diciamo così, a fare all'amore? dico proprio quella cosa che tu sai e che a te piace credo quanto a me Vanno a coppie i nostri simili quest'oggi per le scale nell'odore di penosi alberghi a ore ma chissà, l’amore c’è Vedi amore è anche la fretta tutte fibbie, lacci e brividi nella nebbia gelata sull'erbetta un occhio alla Lambretta l’orecchio a quei rintocchi che suonano da un borgo la novena e una radio lontana che alle nostre due vite dà i risultati delle ultime partite Caro, dove si andrà diciamo così, a fare all'amore? lo sai bene che io non sogno questo mondo di noi due non ha bisogno Cara, dove si andrà diciamo così, a fare all'amore? se volere bene è sempre più difficile amore mio non dar la colpa a me
2.
La guerra è finita Testo e musica di Claudio Lolli Si porta in tavola una torta di mele con su piantate venti candele e lo spumante dell'anno scorso, tenuto in frigo, rimasto lì. Si porta in tavola la commozione tutti i ricordi di giovinezza, la ruota gira, gira il timone fa capolino un po' di tristezza. Fa capolino un poco di rabbia, fa capolino una vita schifosa, fa capolino il giorno in cui mamma diede il suo frutto di giovane sposa. Eccolo lì il mio ragazzo, eccolo lì giovane e forte, non avrà mai paura della morte, non farà mai la mia sporca vita. E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita. Suona alla porta, un poco di gioia, con i bambini di tua sorella, vengono a fare la festa più bella, perché oramai qualcuno si annoia. Qualche regalo tremila lire, per ringraziare non sai cosa dire, tua madre vede per un momento, che non è vero che sei contento. Qualcuno dice "oggi tutto è diverso" e qualcun altro gli rifà il verso. Si prende in giro una testa ormai bianca per consolare una lacrima stanca. Eccolo lì il tuo ragazzo, eccolo lì giovane e forte. Non avrà mai paura della morte, non farà mai la tua sporca vita. E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita. Passa la mezza così a chiacchierare, ormai qualcuno se ne vuole andare, qualcuno dice che non importa anche se non si mangia la torta. E li saluti lì sul portone e tutti che dicono tante sciocchezze, che ti sei fatto un bel giovanottone, e datti da fare con le ragazze. Tuo padre insiste, anche se ha sonno, perché tu spenga le venti candele, tagli una fetta di torta di mele, "perbacco", dice, "è il tuo compleanno!". Eccolo lì il nostro ragazzo, eccolo lì giovane e forte, non avrà mai paura della morte non farà mai la nostra sporca vita. E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita.
3.
Canzone di viaggio Testo di Emilio Jona, musica di Sergio Liberovici Io traverso a primavera lunghi campi d'erba nuova e ritrovo verde schiera d'alti pioppi e le stazioni mentre incontro visi noti ferrovieri, professori, e commessi viaggiatori con degli occhi insonnoliti. E nell'alba in vecchio treno mi sparisce la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni alba in vecchio treno. Nella sera un vecchio treno mi riporta la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni sera un vecchio treno. Io traverso nell'estate greti bianchi ed acque scarse siamo tutti scamiciati ed il verde è impallidito. C'è chi spera nella pace c'è chi vuole ancora guerra c’è chi solo guarda e tace mentre corre cielo e terra. E nell'alba in vecchio treno mi sparisce la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni alba in vecchio treno. Nella sera un vecchio treno mi riporta la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni sera un vecchio treno. Io traverso nell'autunno la pianura già appassita con la meliga finita ai balconi delle case mentre gridano i giornali di chi muore in ogni ora per le strade, tra i fucili di violenza che divora. E nell'alba in vecchio treno mi sparisce la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni alba in vecchio treno. Nella sera un vecchio treno mi riporta la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni sera un vecchio treno. Poi l'inverno al finestrino con il sonno della neve e la spalla del vicino che la sera ha addormentato guardo questa nostra vita dove passa in altalena ora un giorno buono appena ora di malinconia. E nell'alba in vecchio treno mi sparisce la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni alba in vecchio treno. Nella sera un vecchio treno mi riporta la tua mano ed un figlio, un quinto piano ogni sera un vecchio treno.
4.
Un paese vuol dire Testo e musica di Mario Pogliotti Un paese vuol dire non essere soli, avere gli amici, del vino, un caffè. Io sono della città; riconosco le strade dalle buche rimaste, dalle case sparite, dalle cose sepolte che appartengono a me. Al di là delle gialle colline c'è il mare, un mare di stoppie, non cessano mai: il mare non voglio più, ne ho visto abbastanza; preferisco una rampa e bere in silenzio, quel grande silenzio che è la vostra virtù. E in silenzio girare per quelle colline, le rocce scoperte, la sterilità lavoro non serve più, non serve schiantarsi e le mani tenerle dietro la schiena, non fare più nulla pensando al futuro. La sola freschezza è rimasta il respiro, la grande fatica è salire quassù. Ci venni una volta quassù e quassù son rimasto a rifarmi le forze, a cercarmi i compagni, a trovarmi una terra, a trovarmi un paese. Un paese vuol dire non essere soli.
5.
Valzer della credulità Testo di Emilio Jona, musica di Sergio Liberovici Tu credi sia facile volersi del bene unire le pene quel poco d'azzurro Tu credi la gente benevola e mite se "bravo" ti dice se leva un sorriso Tu credi ai colori dell'arcobaleno al lungo disegno di stella cadente Tu credi che i corvi non volino lenti non calino spenti sui corpi dei morti Tu credi che i lupi non urlino a notte non vaghino a frotte attorno alle case Tu credi che il mare i fiumi raccolga purifichi e sciolga sia come una madre Tu credi che i deboli avranno un domani di volti più umani si illumini il mondo Tu credi a quei giorni che avranno del sole tu credi a parole non fruste, non stanche E credi sia facile volersi del bene unire le pene quel poco d'azzurro
6.
Qualcosa da aspettare Testo e musica di Fausto Amodei Ogni sera, fra i rumori di serrande che si abbassano e gli scoppi dei motori delle macchine che passano alla luce dei lampioni che si sono accesi appena puoi assistere agli amori che si fan prima di cena Sporchi ancora del sudore del lavoro appena smesso per un bacio, un po' d'amore ci si vuol bene lo stesso Basta già quell'ora sola per tenersi per le mani e per darsi la parola di vedersi all'indomani Quella parola è poi la sola cosa che importa ed ha uno scopo Ci fa sembrare un po' meno noiosa la vita il giorno dopo Anche domani non ci potrà mancare qualcosa da aspettare! Le domeniche che piove guardi i vetri che si bagnano e la goccia che si muove e le gocce che ristagnano Quando il buio è poi venuto nell'oscuro della stanza tu ti accorgi che hai perduto tutto un giorno di vacanza Ne hanno fatto miglior uso dentro i cine ed a ballare tante coppie che, anche al chiuso non rinunciano ad amare Che poi, prima di lasciarsi si daranno brevemente la promessa di trovarsi la domenica seguente Questa promessa è poi la sola cosa che importa ed ha uno scopo Ci fa sembrare un po' meno noiosa la settimana dopo Per sette giorni non ci potrà mancare qualcosa da aspettare! Se tu vuoi che nel momento che vi avete da lasciare non si senta lo spavento di non saper più cosa fare Se la tua vita normale in assenza del tuo amore vuoi che resti tale e quale e persino un po' migliore Se pretendi che il lavoro l’amicizia, l'altrui stima abbian sempre un senso loro chiaro ancora più di prima Basta solo ricordarsi perché avvenga tutto questo la promessa di trovarsi e vedersi ancora presto Questa promessa è poi la sola cosa che abbia un valore vero Ti fa sembrare un po' color di rosa il mondo anche più nero Basta che non ci debba mai mancare qualcosa da aspettare!
7.
Non capisco la domenica Testo di Enrico Vaime, musica di Franco Nebbia Io sulle vetrine sono un altro sconosciuto Cerco fra la gente qualche cosa che ho perduto Sento i passi lenti di famiglie e di sbadigli E le radio accese nelle case sopra me La domenica Io non capisco la domenica Non penso a niente Sono solo nella strada, la domenica è finita Solo fra la gente che si crede divertita Vedo i lampi gialli dei semafori occhieggianti Come i miei pensieri silenziosi intorno a me La domenica Ma non sorrido la domenica Dentro di me non c’è domenica Io non capisco la domenica
8.
Le nostre domande Testo di Franco Fortini, musica di Margot Quanto è lunga la vita e come è strana. Quanto è lontana la città a quest' ora ! E ieri - non ti conoscevo ancora. E domani - chissà se ti vedrò. Cerco la mia collana e non la trovo e il pettine non è dove credevo. Si è fatto tardi - e devo salutarti. E non so più se mi vuoi bene o no. Forse una donna vuol sapere troppo, ma anche tu vuoi sapere e non lo chiedi. Che cosa pensi quando non mi vedi ? Che cosa vedi quando pensi a me ? Cerchi le sigarette e non le trovi, cerchi d' essere allegro e non ci arrivi. Si è fatto tardi - e devi salutarmi. E non sai più chi ero e chi sarò. Quanti anni son passati su noi due. Quanto è breve la vita e come è strana. Quel che era vicino s' allontana, quel che era lontano è accanto a te. Cerchi la giovinezza e non la trovi. Ma ora sai che cosa le chiedevi. Si è fatto tardi - e siamo ancora insieme a domandarci quel che non si sa.
9.
L’amore è tutto qui Testo di Piero Ciampi, musica di Gianni Marchetti, Pino Pavone Se sono solo come mai Non ho una lira e tu lo sai Perdonami! Sono uno strano uomo che può frequentare solo te Abbracciami! Non sono morto e tu lo sai Se ti procuro tanti guai Perdonami! Il dolce non lo mangi mai ma qualche volta ti rifai Abbracciami! Tutte le cose che non hai Accanto a me le troverai Nel mondo dell'illusione Tu vai sicura, vai così Perché io sono sempre qui Qui!
10.
Io ricordo 02:45
Io ricordo Testo e musica di Molly Lloyd Drake Titolo originale: I remember Traduzione e adattamento dall’inglese di Evelina Somenzi e Angela Scalvini Varcammo la brughiera nella pioggia dell’aprile Ci riscaldammo lì, al camino di quel casolare Ci diedero qualcosa che ridendo divorai E io ricordo il fuoco E io ricordo il fuoco E io ricordo il fuoco Ma solo il fumo tu Di maggio a perdifiato tra i mughetti sopra i prati Nel vento ci arrivava l’infinito di un’estate Vagando fino al fiume che scorreva insieme a noi E io ricordo i salici Io ricordo i salici Io ricordo i salici I moscerini tu A zonzo per mercati con 40 gradi all’ombra I frutti e la verdura una delizia tentatrice Gli amanti non lo sanno ma il ricordo arriverà Ricordo i mandarini Ricordo i mandarini Ricordo i mandarini Il polverone tu E’ quasi inverno, cadono le foglie sopra noi Estate e primavera son passate tra le risa ma Ci scalderemo coi ricordi di quel tempo in cui Felici ci amavamo Due stretti cuore a cuore Pensavo che eravamo noi ma siamo io e te

about

Questo disco nasce da incontri culturali di vario tipo, mediati dalla letteratura, dal cinema, dalla radio; folgorazioni istantanee e amori di lunga durata scaturiti mentre ascolto i miei programmi radiofonici preferiti, mentre guardo un film, leggo un libro, condividendo con gli amici. Nasce dalla curiosità e dalla fascinazione verso un momento storico ben preciso, l’Italia del secondo dopoguerra, del boom economico, degli artisti e dei personaggi dell’epoca che ancora influenzano l’attualità artistica e culturale.
Nasce anche per fermare un momento, catturare la “me interprete”, in presa diretta, senza fronzoli e senza artifici, la mia voce e la mia chitarra.

Il progetto iniziale era quello di compilare una scaletta di mie canzoni eseguite in questa nuova veste, insieme a un paio di cover significative. Una cover tira l’altra e alla fine le mie canzoni c’entravano ben poco con la scaletta che si stava definendo, ma soprattutto era più forte la curiosità di scoprire il repertorio a cui appartenevano le prime cover che avevo scelto di registrare.
Ho scoperto così la produzione dei Cantacronache, che in questo progetto ha forse lo spazio maggiore, ma non solo. Le canzoni sono state scelte in base a due principi guida, senza snobismo alcuno: canzoni (molto) poco conosciute ma senza tempo; canzoni che ho sentito mie sin da subito. Volevo scoprire i tesori nascosti del repertorio cantautorale italiano, canzoni ben scritte ed emozionanti che ti fanno dire, come mai non l’avevo sentita prima?
- Angela Kinczly

Note (anche tecniche) alla produzione.
Le registrazioni di questo album sono state realizzate in momenti diversi tra il 2022 e 2023, questo anche perché il progetto iniziale è stato in corso d’opera modificato e la scelta dei brani definita praticamente alla fine.
Per tutte le registrazioni è stata usata una tecnologia analogica, registrando le varie esecuzioni su un registratore multitraccia e poi mixato su mater tape e successivamente digitalizzato.
La scelta di registrare in questo modo ci ha imposto di cogliere l’attimo dell’esecuzione per quello che era, senza possibili ritocchi o rimaneggiamenti oltre al fatto di avere una resa sonora data dall’utilizzo del nastro più’ consona al materiale che dovevamo produrre.
- Stefano Castagna


Dati tecnici principali:
Preamplificatori: Solid State Logic
Registratori Otari MX80, Studer A810
Microfoni: Neumann U47, U87, KM184

Ambienti: EMT140

credits

released April 18, 2023

Angela Kinczly chitarra e voce

Registrato da Stefano Castagna presso lo studio Ritmo&Blu di Pozzolengo (BS) nell'inverno 2022/23
Produzione artistica Stefano Castagna
Realizzato da Angela Kinczly e Stefano Castagna per Ritmo&Blu Records
Foto e video di Mario Piavoli
Un ringraziamento particolare a Marco Bosisio per il suo supporto tecnico

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